«Ma basta là … questo lo dice lei»: in difesa delle frasi fatte

 In Penne e piume

Le frasi fatte sono come il sale: basta non eccedere e ti aprono un mondo. Erano segnate con matita rosso/blu dalle vecchie maestre, mal viste come le erbacce dai giardinieri eppure, come le erbe di campo, ti raccontano quello che ci sta intorno nella storia di un territorio.

Nei giorni scorsi ero in vacanza a Gamalero, nel paesino dei nonni, sospeso tra Monferrato e Langhe e parlando con i Bepin, i Pinin e i Gianni in piazza, mi è venuta in mente una vecchia considerazione su modi di dire piemontesi fatta da Umberto Eco, che, peraltro, era di queste parti.

Ho avuto poi modo di rifletterci, camminando tra pioppeti e la Bormida o il Bormida (singolare come in dialetto molte volte i fiumi siano al femminile e in italiano passino al maschile).

Le frasi fatte nascono per rispondere in modo efficace a situazioni quotidiane senza perdere di stile o impreviste e complesse per evitare gaffes: il cordialmente al termine di una lettere o il “felicitazioni” ai matrimoni forse non sono il massimo dell’originalità ma ci permettono di esprimere partecipazione emotiva senza infilarci in acrobazie verbali.

Le frasi fatte tipiche di una regione o di una parlata, in dialetto o italianizzate, ci raccontano, inoltre, molto di quel popolo.

«O basta là» è usato dal piemontese per esprimere una certa partecipazione di facciata volta a coprire un disinteresse di fondo, per quello che sta dicendo l’interlocutore.

Che l’oggetto della conversazione sia dunque l’esposizione della Metafisica di Hegel o la moria di galline nel pollaio della moglie di Pinin, chi ascolta concluderà, molto probabilmente, con un “O basta là”, signorile forma di annoiato disimpegno.

Del resto il Piemonte, si sa, è terra di grande diplomazia, in ogni ordine e grado, praticata sia nei palazzi del potere che dal fornaio o in piazza.

A volte mi immagino che con un «O basta là» il conte di Cavour abbia risposto all’ambasciatore austriaco che si lamentava dei movimenti di truppe piemontesi, preludio poi della Seconda guerra di indipendenza.

«Questo lo dice lei», invece, ribalta su chi fa un’affermazione il peso di quanto detto, in un esercizio, sempre educato, di assoluto relativismo. Un amico di Gattinara (Biella) mi faceva tuttavia notare quella che, secondo lui, poteva essere la radice evangelica dell’espressione: il celeberrimo «Tu l’hai detto». Del resto il Vangelo è fonte peraltro di frasi fatte e si sa, come il brescianissimo «ve zo dal fic» ovvero svegliati, dove il fico da cui scendere è la versione contadina del sicomoro da cui Cristo invitava a scendere Zaccheo.

Che dire dunque? Le frasi fatte, come i forestierismi, ci raccontano molto di chi siamo, perché noi siamo fatti di pensieri e parole. O almeno, così è se vi pare, avrebbe concluso un grande siciliano, Luigi Pirandello.

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