La Vanessa pavone o elogio della forza di volontà

 In I nostri ragazzi: scuola/educazione

Ogni nemico in battaglia tenta sempre il colpo di coda e il Covid 19 non ha fatto eccezione: da qualche sera il bollettino di “guerra” ci annuncia il rinfocolarsi del virus.

Che fare? Quello che siamo abituati da mesi: resistere, rispettando le regole e sperando in cuor nostro che, come lessi anni fa sul muro di una caserma, più scuro che a mezzanotte non viene.

In questo ritorno, di cui avremmo fatto volentieri a meno, sarà importante avere immagini e stimoli per non abbatterci.

Un simbolo, per i prossimi giorni ed in generale per la vita che è sempre bella anche se a volte fa male, mi è venuto incontro andando nell’orto stamattina: una farfalla dai colori sgargianti.

Giornate fredde d’autunno, discrimine tra l’estate calda e la brutta stagione, lasciano i campi umidi e gli insetti, come altri animali selvatici, cominciano la loro battaglia quotidiana.

Essendo vecchia scuola, non ho cercato su internet come si chiamasse quel regalo inaspettato di forme e grazia ma ho chiesto ad una persona che le sue due cose da dire in questo campo, con serietà e professionalità, le ha: Andrea Mangoni, grande conoscitore di polli, insetti e biodiversità (vi invito a visitare il suo blog http://oryctesblog.blogspot.com/).

Ho scoperto che quel piccolo capolavoro di colori e forme risponde al nome di Vanessa Pavone (Aglais io, con riferimento ad una sacerdotessa di Giunone dalla straordinaria bellezza).

Questa farfalla ho poi letto che, al primo freddo, si ripara, per poi tornare ad allietare il nostro sguardo e i campi a primavera.

Cosa possiamo imparare dunque da questo animaletto? Che agli inverni delle nostre vite, spero che nessuno ora consideri più il Covid un’influenza di stagione fuori controllo, seguiranno sempre, a Dio piacendo, altrettante primavere.

Bisogna però mettere in campo la cara vecchia forza di volontà, per noi e chi ci sta intorno: sorridere lo so costa ma per figli, nipoti, alunni e colleghi possiamo e dobbiamo farlo. L’alternativa è vivere i prossimi mesi recitando la brutta copia di un Amleto al quattro per cento.

Questa pandemia diceva un amico sacerdote, che sembra uscito fuori da un romanzo di Kerouac, ci ha insegnato il senso del limite rispetto ad una vita di prima troppo, troppo veloce, troppo piena, troppo di tutto e forse di tanto.

Come la Vanessa Pavone in inverno, noi in questo freddo dell’anima, cerchiamo dunque quel poco, quell’essenziale di cui ci eravamo scordati.

E tutto andrà, forse non così bene, ma sicuramente con quella tranquillità che a noi esseri umani è concessa quando pensiamo, se ci fermiamo un attimo, che tutto si compone per quel che deve essere.

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